sabato 25 febbraio 2012

I voli di Dedalo

Il cielo ci chiama -se noi nel frattempo non ci autodistruggiamo-, riusciremo un giorno ad avventurarci verso un'altra stella? Lo spazio è la nostra ultima frontiera. Sulla Terra ci sono moltissimi problemi che potrebbero essere risolti utilizzando i fondi assegnati al settore spaziale. Facendo in questo modo perderemmo di vista l'aspetto più profondo dell'umanità: l'esplorazione.


Il 17 dicembre 1903 l'apparecchio, un aliante con due eliche e un motore a benzina, si sollevò da terra per 12 secondi sulla spiaggia di Kitty Hawk, nel Nord Carolina.
Nel 1903 nessuno avrebbe mai pensato che l'uomo sarebbe andato sulla Luna, 66 anni più tardi. Oggi quasi nessuno è sfiorato dall'idea che l'uomo potrà, un giorno forse non troppo distante, esplorare un altro sistema solare.
Ultimamente il settore spaziale ha subito notevoli rallentamenti e si sta assistendo ad una preoccupante diminuzione d'interesse globale nata dagli eventi post-Apollo.
A mio avviso gli umani non potranno andare su Marte o andare a far visita ad una stella vicina. Credo fermamente che sarà una specie molto simile alla nostra a fare ciò: una specie più collaborativa e, soprattutto, più prudente.

Settantant'anni dopo quello strepitoso anno, un gruppo di persone si dedicò ad un progetto che potrebbe passare alla storia.


Fra il 1973 e il 1978 la società inglese interplanetaria (British Interplanetary Society) progettano una sonda spaziale interstellare senza equipaggio. Una dozzina di scienziati e ingegneri, guidati da Alan Bond, hanno lavorato al progetto e hanno deciso di proporre una propulsione con un razzo a fusione.


Il motore funzionerebbe come mostrato da questo video



Esso è alimentato da una miscela dideuterio/elio-3 che verrebbe iniettata nella camera di reazione tramite un meccanismo di confinamento inerziale. Il plasma derivato dalla fusione verrebbe diretto verso un ugello magnetico. A causa della rarità dell'elio-3, dovrebbe essere raccolta dall'atmosfera di Giove tramite strutture robotiche sostenute da grandi mongolfiere che opererebbero per 20 anni.

L'astronave avrebbe due stadi


il primo dei quali opererebbe per due anni, portando l'astronave ad una velocità pari al 7,1% di quella della velocità della luce (0,071 c). Successivamente il primo stadio verrebbe espulso e il secondo verrebbe attivato per 1,8 anni, aumentando la velocità a circa il 12% di quella della luce (0,12 c), prima di essere spento. Dopo questa accelerazione iniziale l'astronave procederebbe nella sua rotta per 46 anni.

Trasportare qualcosa da un sistema solare all'altro è al momento poco economico. Ma nella nostra storia si è visto che abbiamo sempre superato gli ostacoli usando creatività ed ingegno.

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