Nebulosa di Orione |
Molecole di ossigeno sono stati rilevate dall'osservatorio spaziale Herschel nella nebulosa di Orione, una regione in cui vi è una buona attività di formazione stellare. A scoprirlo è stato un gruppo di ricerca dell'ESA e della NASA, che ne dà comunicazione in un articolo su The Astrophysical Journal.
La presenza di ossigeno atomico nelle regioni più "calde" dello spazio è nota da tempo, ma finora la caccia all'ossigeno molecolare era rimasta infruttuosa. La quantità di ossigeno atomico rilevata risulta infatti molto è più bassa di quella attesa, e questo ha posto il problema della "contabilità dell'ossigeno" nello spazio: dove si trova l'ossigeno mancante?
Una possibile spiegazione del fenomeno è che gli atomi di ossigeno restino intrappolati sui minuscoli granelli di polvere interstellare per poi legarsi con altri atomi a formare molecole d'acqua ghiacciata che ne impediscono l'osservazione. In tal caso, nelle regioni più calde del cosmo l'acqua dovrebbe evaporare offrendo la possibilità di rilevare la presenza di ossigeno molecolare.
Per cercare di confermare l'ipotesi, un gruppo internazionale di astronomi ha intrapreso la ricerca di ossigeno molecolare sfruttando lo strumento HIFI (Heterodyne Instrument for the Far Infrared) a bordo del telescopio spaziale Herschel, uno spettrometro ad alta risoluzione spettrale in grado di lavorare nell'infrarosso lontano, e puntandolo verso Orione, dove i processi di formazione stellare riscaldano i gas e le polveri presenti. (Alla progettazione e alla costruzione di HIFI hanno preso parte l'Agenzia Spaziale Italiana, l'INAF-IFSI e l'INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri.)
In questo modo i ricercatori hanno scoperto l'esistenza di una molecola di ossigeno per ogni milione di molecole di idrogeno.
"Questo spiega dove potrebbe essere nascosta una parte dell'ossigeno, ma non ne abbiamo comunque trovato quantità notevoli, e dobbiamo ancora comprendere che cosa abbiano di speciale i punti in cui lo troviamo. L'universo ha ancora molti segreti", ha osservato Paul Goldsmith, primo firmatario dell'articolo.
Fonte: Le Scienze
Nessun commento:
Posta un commento