giovedì 24 novembre 2011

Indici di vita

Due indicatori per trovare pianeti e satelliti con maggiore probabilità di ospitare la vita. È quanto suggerisce un nuovo studio per iniziare a restringere il numero di candidati senza escludere casi inattesi.


Come stabilire se un pianeta è adatto a ospitare forme di vita? La domanda non è semplice, soprattutto se consideriamo che nei prossimi anni il numero di pianeti extrasolari scoperti passerà all’ordine delle migliaia. Un numero enorme, che costringe fin da ora gli esperti a stabilire dei criteri affidabili per selezionare i pianeti con maggiore probabilità di essere abitati. In quest’ottica, l’astrobiologo Dirk Sculze-Makuch ha guidato un gruppo di ricercatori afferenti a NASA, SETI eGerman Aerospace Center in uno studio finalizzato a migliorare questi criteri, partendo dal presupposto che la Terra da sola non basta a dirci quali condizioni rendono o meno un pianeta abitabile.

Nell’articolo, che verrà pubblicato a dicembre su Astrobiology, Makuch e gli altri autori propongono un nuovo sistema di classificazione basato su due indici. Il primo indice, chiamato Earth Similiarity Index, misura il livello di somiglianza tra un pianeta extrasolare e la Terra. Il secondo indice, Planetary Habitability Index, si basa invece su un calcolo che tiene conto di numerosi parametri chimici e fisici compatibili con la vita, anche se le condizioni ambientali non sono delle più amichevoli. L’adozione dei due indici permetterebbe così di non escludere dalla selezione pianeti, satelliti e altri corpi celesti che con la Terra sembrano avere poco a che spartire.

“L’abitabilità non è necessariamente legata alla presenza di acqua liquida o a un pianeta in orbita attorno a una stella”, afferma Dirk Sculze-Makuch. “Per esempio, i laghi di metano su Titano, il principale satellite di Saturno, potrebbero ospitare forme di vita diverse. Lo stesso vale per i pianeti liberi, che vagano nello spazio: anche se non orbitano attorno a una stella, potrebbero comunque presentare condizioni compatibili con la vita”.

L’ autore ammette che i tentativi di calcolare le probabilità di presenza di vita su corpi celesti distanti attraverso questi indici sembra essere solo un esercizio teorico. Ma d’altra parte basarsi sulla Terra quale modello di pianeta abitabile impone condizioni troppo restrittive. C’è quindi la necessità di ampliare l’area di ricerca, e non potendo per ora andare di persona sugli altri pianeti, non rimane che iniziare da valutazioni teoriche, in attesa di poterle verificare o smentire in un prossimo futuro.

Di Luca Nobili

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