Guarda il link in basso per vedere la mappa ad alta risoluzione. |
La mappa fa parte delle previsioni a dieci anni che IotF normalmente offre, ed è pensata come “una guida per trovare il vostro percorso attraverso il dinamico, turbolento e sorprendente multiverso dell’esplorazione.
La mappa è pensata come un’immagine ad alta definizione dello spazio dove sono identificate sei “stelle”, e cioè i sei campi della ricerca che avranno maggiore sviluppo da qui a dieci anni:
Decifrare il cervello: una campo al confine fra neuroscienze, biologia molecolare e computer science che intende retroingegnerizzare (e cioè creare la macchina partendo dalla soluzione) il cervello umano.
Addentare lo spazio: La conquista dell’ultima frontiera cambia prospettiva. Se le agenzie spaziali che fino ad oggi hanno finanziato la ricerca spaziale sono in crisi e tagliano i budget, saranno a le compagnie pubbliche e private a essere le nuove protagoniste, relegando le prime a partner commerciali.
Dati “Massively multiplayer“: l’interazione fra i dati raccolti (attraverso network di sensori, computazioni distribuite…) emerge come un campo di studi a se stante. La complessità dei flussi di dati disponibili oggi chiede nuove tecnologie, nuovi strumenti, nuove pratiche per tradurli in conoscenza.
Mare, il futuro: gli oceani diventano la nuova frontiera per l’energia, l’ecologia, e l’ingegneria. Nel prossimo decennio l’esplorazione degli abissi userà gli strumenti della genomica, gli scienziati guarderanno al mare come fonte di energia rinnovabile.
Materiali strani: La scienza dei materiali nel prossimo decennio offrirà cose impossibili come l’invisibilità, nanomacchine assemblate con il DNA e metalli che cambiano forma schiacciando un bottone.
Evoluzione ingegnerizzata: Madre Natura avrà un collaboratore. Strumenti a basso costo ci permetteranno di manipolare la biologia fin dai più piccoli mattonciniLa mappa (che trovate qui), è il risultato di un anno di lavoro (interviste, studio della letteratura scientifica, una Open Science “unconference” e un workshop) condotto da Marina Corbis, Ariel Waldman e David Pescovitz. Secondo questi autori nel prossimo decennio si delineerà anche una nuova ecologia della scienza che vedrà sempre più rilevanti gli apporti partecipativi dal basso.
di Federica Sgorbissa
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