giovedì 26 gennaio 2012

Preview libro: Il nano-mondo che verrà

C'è una tesi di fondo nel libro di Neresini. Ed è da questa che dobbiamo partire se vogliamo comprendere veramente il rapporto tra nanotecnologie e società. E' una prospettiva per molti aspetti rivoluzionaria quella proposta dall'autore deIl nano-mondo che verrà, raramente teorizzata con argomentazioni tanto convincenti.

Trama:
La possiamo sintetizzare così: è illusorio immaginarsi epocali trasformazioni perché società e sviluppo tecno scientifico evolvono insieme. Gli scienziati non dipingono su tele vergini il nostro futuro, ma fanno parte del quadro e partecipano insieme agli altri elementi alla sua graduale evoluzione. Abbandoniamo quindi l'idea di considerare biotecnologie, neuroscienze o nanotecnologie come i deus ex machina che stravolgono un abitudinario e stagnante quieto vivere.

"Siamo proprio sicuri – si chiede Neresini - che, mentre la scienza scopre e la tecnologia innova, la società rimanga inalterata?". Non è una questione da poco. A seconda di come si risponde cambia il paradigma con il quale giudichiamo il mondo. Se rispondiamo "no", come il nostro autore ci invita a fare, abbracceremo una nuova Weltanshaung. Dove scienza e tecnologie perderanno il ruolo di padrone del nostro destino, dove l'innovazione scorrerà parallela alle nostre vite, senza giocare sempre d'anticipo condannandoci a una perenne e frustrante rincorsa, dove le nostre abitudini non verranno sconvolte da novità che nessuno si aspettava. Utili o nocive, risolutive o diaboliche le scoperte che ci immaginiamo di là da venire non ci coglieranno impreparati come se "fossero state catapultate da un universo parallelo". Semplicemente perché, in gran parte, le innovazioni, che molti auspicano e altrettanti temono, sono già tra noi: quando parliamo di nanotecnologie non dobbiamo immaginarci un futuro lontano, ma un presente in divenire.

Il leitmotiv che accompagna il lettore per l'intero saggio di Federico Neresini, docente di Scienza, tecnologia e società all’Università di Padova, viene riproposto periodicamente con semplici e inequivocabili frasi: "Non siamo in grado di sapere come sarà il nostro mondo da qui a dieci o a cinquanta anni. Sappiamo però che le nanotecnologie fanno già parte del nostro mondo. Quel futuro è adesso". Apprezziamo la scelta, non solo perché repetita juvant ma anche perché ogni volta il discorso, pur tornando al punto di partenza, intraprende nuovi e inesplorati sentieri.
Uno di questi ci porta indietro agli albori delle nanotecnologie: l'invenzione del microscopio a scansione a effetto tunnel (Stm) negli anni Settanta. Uno strumento che non permette solo di mostrarci ciò che non avevamo mai visto, cioè gli atomi (da non prendere alla lettera), ma anche di manipolarli. In poco tempo quella scoperta ha provocato una valanga di altre applicazioni, dalla fisica alla biologia che, accelerando senza sosta, ha finito per travolgere l'immaginario collettivo: è nata così l’idea, largamente condivisa e propagandata con la complicità dei media, ma anche dalle istituzioni, del devastante impatto sociale delle nanotecnologia. Non è così, sostiene l’autore: innovazione e società sono strettamente connesse, e insieme costruiscono il futuro.
Fonte

Commento personale: penso che la recensione appena inoltrata non rispecchi nemmeno un po' la bellezza di questo libro. A mio avviso non si tratta di un libro ma di un'opera. Neresini è riuscito a catturare la mia attenzione per, grosso modo, 176 pagine. Il nano-mondo che verrà è un capolavoro di divulgazione scientifica. Anche se una cosa andrebbe segnalata, a parer mio.
Alcuni paragrafi possono essere capiti solamente se si è avuto a che fare con la divulgazione. Altri paragrafi possono essere compresi a pieno solamente dagli addetti ai lavori o da chi mastica quotidianamente scienza. Lo scritto può godere di un'ottima godibilità fra i curiosi della scienza. D'altronde Neresini attua un carattere di scrittura divulgativo in alcuni capitoli, e semi-tecnico in altri, come lui stesso afferma. Quindi il mio consiglio, per chi volesse leggere questo saggio, è di non spaventarsi se non si riesce a seguire determinati  passaggi.

Direi che vale assolutissimamente la pena di citare qualche aforisma del libro
"La storia dell'umanità è il racconto della costante sperimentazione di protesi con cui migliorare la nostra dotazione "naturale". La natura umana è l'effetto emergente dell'interazione fra corpi, macchine e cognizioni.
Dovremmo o non dovremmo sfruttare tali opportunità [Human Enhancement]? E qualora decidessimo per il si, il genere umano sarebbe ancora lo stesso? Si tratterebbe di un semplice rafforzamento di capacità che già ci appartengono o di una radicale trasformazione, di una transizione verso una specie di essere viventi del tutto nuova, post-umana?"
"Il nuovo irrompe sulla scena senza preavviso; a quel punto rileggiamo il passato alla ricerca dei segnali premonitori, e inevitabilmente li troviamo, ma solo quando l'evento è già entrato a far parte del nostro presente.

[..] del resto, un effetto può essere "speciale" solo se tutto il resto è "normale"."
"Da un lato, essere verosimili significa rimanere molto vicini a quello che conosciamo; dall'altro, individuare sviluppi innovativi implica l'abbandono del noto per avventurarsi nell'ignoto."
"le persone sono condizionate più dalla quantità di copertura, specialmente dalla ripetizione di immagini semplici [...] piuttosto che dal suo contenuto. Inoltre, il pubblico sarebbe affetto da uno strutturale preconcetto "conservatore" per cui in situazioni di incertezza preferisce scegliere ciò che conosce piuttosto che avventurarsi nel nuovo."
"La prospettiva di una possibile vita artificiale viene infatti generalmente percepita come una seria minaccia al posto assegnato all'uomo all'interno di tale sistema: se la vita umana è riproducibile in laboratorio, che ne sarà dell'uomo? Le nuove forme di vita, siano esse di tipo organico, meccanico o cyborg, prenderanno il sopravvento?"
"Le interpretazioni in chiave negativa delle nanotecnologie sembrano emergere con maggiore facilità fra i soggetti dotati di un livello d'istruzione meno elevato e che esercitano una professione più facilmente percepibile come minacciata da questo tipo di innovazione."
"Inventare è un po' come fare surf: bisogna vedere l'onda in anticipo e catturarla al momento giusto.
A patto che il surfista non resta fermo ad aspettare l'onda giusta, piuttosto si muove in continuazione alla sua ricerca, cambiando continuamente la prospettiva da cui osserva il mare e dunque il suo modo di vedere le onde.
Inoltre, più che "catturare" l'onda, i surfisti la assecondando, si adattano continuamente ai suoi movimenti, interpretano le sue increspature, contribuiscono essi stessi a disegnarne la fisionomia, a modificarne l'evoluzione proprio con la loro presenza. Un'onda con un surfista non sarebbe più la stessa senza di lui, soprattutto per il surfista. Specie dal suo punto di vista, il surfista contribuisce attivamente nella costruzione dell'onda, anche se il contributo potrebbe risultare impercettibile per un osservatore sulla spiaggia."
"Prevedere il futuro è dunque un esercizio di estrema difficoltà, non perchè il nostro destino è nelle mani di qualcun altro - si chiami Dio, caso o complessità- ma perchè nel tempo che passa fra la nostra previsione e il futuro che diventa presente cambiano molte cose, troppe cose, e per giunta tutte insieme.
Compresi noi stessi."

Impressioni positive:

  • Centosettantasei pagine di puro piacere
  • Copertina accattivante
  • Moltissimi aforismi profondi
  • Struttura compositiva accattivante
  • Moltissime note
  • Argomenti di ampio respiro affrontanti in modo titanico (potrei sembrare lecchino)
  • L'ho letto in quattro giorni, è "lungo al punto giusto"
Impressioni negative:
  • Personalmente avrei spiegato il termine contingente
Voto: 10 e lode

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