giovedì 7 giugno 2012

2038, il mondo senza Dio

I Paesi con tenore di vita migliore stanno diventando atei. Una tendenza che ci offre la possibilità di dare un'occhiata a come sarà il mondo tra non molto.

La nostra civiltà senza il Medioevo? (Siccità esclusa)
Chi crede se la prende quando sente dire che a causa del progresso Dio farà la fine del cavallo come mezzo di trasporto. Una visione del genere, ovvero che la religione dovrà cedere il passo all'ateismo, è nota come la teoria della secolarizzazione. 

La versione specifica che preferisco è quella nota come ipotesi della sicurezza esistenziale, che si fonda sull'idea base che vuole che con l’aumentare del benessere gli individui siano meno preoccupati da eventuali carenze di necessità fondamentali o dalla morte prematura a causa di violenza o malattia. In altre parole, si sentono più sicuri e non avvertono la necessità di affidarsi a un'entità superiore per placare ansie e paure. Ed esistono montagne di prove che dimostrano come il miglioramento delle condizioni di vita comporti anche un certo declino della religiosità. Ciò non toglie però che studiosi serissimi, come il politologo Eric Kaufmann, sostengano il contrario, e cioè che il fondamentalismo religioso avrà la meglio. Eppure, per quanto facciano molto parlare di sé, gli integralisti rappresentano minuscole minoranze sul totale della popolazione mondiale, senza contare che rappresenteranno una realtà ancor più marginale col crescere del benessere mondiale e del tenore di vita. Inoltre, quando i fondamentalisti si integreranno dal punto di vista economico, le ragazze andranno a lavorare e formeranno famiglie più piccole, che è un po' quello che sta succedendo ai Mormoni dello Utah. Il parametro più ovvio per cercare di stabilire quando il mondo diventerà in maggioranza ateo è la crescita economica. Logico, perché lo sviluppo economico è il fattore chiave della secolarizzazione.

Per arrivare a questa affermazione ho usato come pietra di paragone i nove paesi più "senza Dio" (ad eccezione dell'Estonia in quanto Paese ex comunista). E cioè: Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito, nei quali nel 2004 esattamente metà della popolazione dichiarava di ‘non credere in Dio’ (fonte: Zuckerman, P. (2008). Society without God: What the least religious nations can tell us about contentment. New York: New York University Press). Il loro Pil era di media 29822 $ contro i 10855 $ della media dei Paesi mondiali. Quanto tempo passerà prima che l'economia mondiale sia cresciuta abbastanza da far sì che il Pil della media dei Paesi mondiali raggiunga quello che i "Paesi senza Dio" nel 2004? Considerando il tasso di crescita medio globale degli ultimi trent'anni pari al 3,33% (come riporta il sito dell'FMI), il passaggio all'ateismo dovrebbe avvenire intorno al 2035. Credere o no in Dio non è, naturalmente, l'unico parametro rilevante quando si parla di religione. Una persona potrebbe, per esempio, essere credente senza che la religione influenzi la sua vita quotidiana.

Un modo per stabilire la profondità dell'impegno religioso è, come ha fatto la Gallup Organisation in una serie di studi su scala mondiale, chiedere a coloro che partecipano al sondaggio se ritengano importante la religione nella loro vita di tutti i giorni. Laddove meno del 50% della popolazione affermava che la religione fosse importante, allora il Paese era passato ad essere un Paese a maggioranza atea. I Paesi “senza Dio” sono risultati essere Spagna, Corea del Sud, Canada, Svizzera, Uruguay, Germania e Francia. Al tasso di crescita medio annuo del 3,33%, la media dei paesi del mondo raggiungerebbe un livello equivalente di ricchezza delle nazioni atee, "senza Dio", nel 2041. Se la ricchezza nazionale porta alla secolarizzazione, allora la popolazione mondiale sarà atea nel 2041, quando la maggioranza considererà la religiosità poco importante.

Volendo fare una media, la popolazione mondiale sarà atea nel 2038 (media tra 2035, “non credo in Dio” e 2041, “la religione non è importante nella vita quotidiana”). Anche se il 2038 sembra troppo vicino, basta un’oscillazione di solo un 1% annuo, tanto nel considerare l’assenza di fede che la religiosità nella vita quotidiana. Considerando l'Indice di Sviluppo Umano come cronometro, si potrebbe anche pensare a una transizione verso l'ateismo ancora più rapida (fonte Barber, N. (2012). Why atheism will replace religion: The triumph of earthly pleasures over pie in the sky). Ma la perdita del credo religioso è qualcosa di cui dovremmo avere paura? Contrariamente a quanto affermano i leader religiosi, i Paesi atei sono anche Paesi di grande integrità morale, con un livello insolitamente alto di fiducia sociale, uguaglianza economica, bassa criminalità e forte impegno civile. Che andrebbe pure bene così.

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