martedì 17 maggio 2011

Al via la missione del cacciatore di antimateria

Il cacciatore di antimateria, come è stato soprannominato AMS (Alpha Magnetic Spectrometer), è partito con lo shuttle Endeavour dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral e inizia così la sua missione scientifica.
Il cacciatore d'antimateria AMS nella stiva di Endevour
È il primo esperimento di Big Science a operare sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove sarà collocato dagli astronauti tra pochi giorni, ed è stato realizzato con il fondamentale contributo del mondo della ricerca italiano, grazie all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

La missione di AMS è confermare l’esistenza dell’“altra materia”, scovare le tracce delle particelle più misteriose. A queste particelle, previste dalla teoria ma non ancora rivelate, stanno dando la caccia da tempo gli scienziati di tutto il mondo, con esperimenti sia in orbita sia nei luoghi più estremi del nostro pianeta. Sono le particelle che compongono questa materia ignota chiamata antimateria primordiale, materia oscura, materia strana. La sua scoperta aprirebbe le porte a nuovi scenari della conoscenza. Potrebbe portare alla luce l’esistenza di antistelle e antigalassie. Svelarci la natura della materia oscura che dovrebbe costituire circa un quarto di tutto l’universo, una quantità cinque volte superiore a quella della materia ordinaria di cui è fatto ciò che oggi noi conosciamo. Mostrarci un “mondo” di una materia ultradensa composta di quark strange, anziché di quark up e down come quelli che compongono la materia ordinaria. Questa “altra” materia potrebbe costituire un altro universo, diverso da quello oggi noto.

“AMS è una felicissima integrazione tra l’alta tecnologia della Stazione Spaziale Internazionale e la ricerca in fisica di base – commenta il Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Roberto Petronzio – e nella realizzazione di questo grande progetto scientifico l’Italia ha avuto un ruolo fondamentale, basti considerare che è uno dei principali contributori. Dal punto di vista scientifico,AMS indagherà in particolare una delle principali questioni ancora irrisolte della fisica: l’asimmetria tra materia e antimateria, e lo farà con possibilità superiori a quelle di tutti gli altri esperimenti oggi operativi. Grazie a queste sue elevatissime capacità, AMS sarà anche in grado di fornirci informazioni utili a interpretare i risultati di un altro esperimento, PAMELA, in cui l’Italia gioca un ruolo di primo piano”.

AMS è un progetto che ha visto gli albori 16 anni fa ed è frutto di un’ampia collaborazione internazionale in cui sono coinvolti ben 60 Istituti di 16 Paesi, per un totale di 600 ricercatori. È coordinato da un Premio Nobel, Samuel Ting, e il suo vice responsabile è un italiano, Roberto Battiston, docente dell’Università di Perugia e Presidente INFN della Commissione Nazionale per la Fisica Astroparticellare. “La partecipazione ad AMS si è rivelata di grande importanza per l’Italia, – sottolinea Battiston – essa è basata su una duratura collaborazione tra due grandi enti di ricerca come l’INFN e l’ASI, i ricercatori e le PMI ad alta tecnologia”.

“Abbiamo grandi aspettative relativamente ai dati che raccoglierà AMS, – aggiunge Battiston – siamo in un periodo straordinario per la ricerca nel campo della fisica delle astroparticelle, sappiamo di non conoscere la composizione del 95% dell’Universo e ci auguriamo che AMS possa in parte rispondere a questa fondamentale domanda”.

Orgoglio nazionale è la realizzazione delle principali componenti dell’esperimento: i più sofisticati rivelatori di particelle di AMS sono stati infatti interamente progettati e realizzati dai ricercatori dell’INFN, in collaborazione con le industrie italiane, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno scelto di avventurarsi in un’impresa scientifica che richiedeva lo sviluppo di tecnologie d’avanguardia, completamente nuove.

Una volta collocato a bordo della ISS, AMS continuerà a operare per almeno 10 anni, raccogliendo dati e inviando a terra un’enorme quantità di informazioni veicolate da 300 mila canali di elettronica, pari a tutti quelli della Stazione Spaziale. Questi dati, che complessivamente ammonteranno a circa 100 Terabyte di memoria, saranno gestiti da grandi centri di calcolo anche in Italia per poi essere studiati dai ricercatori della collaborazione. I primi risultati di fisica si attendono già entro i primi 7 mesi di presa dati dell’esperimento.
Fonte: Astronomia.com

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