domenica 2 ottobre 2011

Preview libro: La vita inaspettata

Perché siamo un prodotto del caso.


Trama:
La lunga storia della vita sulla Terra è ancora in gran parte da ricostruire nei dettagli. Ma sappiamo ormai oltre ogni ragionevole dubbio quali sono le linee generali di questa lunga narrazione, che si è sviluppata grazie all'interazione di necessità e contingenza che caratterizza il processo di evoluzione darwiniana.

L'ultimo libro di Telmo Pievani, probabilmente il più noto filosofo e divulgatore che si occupa di evoluzione in Italia, disegna la mappa odierna del mondo darwiniano, aggiornando le coordinate in base alle pubblicazioni più recenti che riguardano il tempo profondo del nostro pianeta.

Diviso in due ideali sezioni (ma in cinque capitoli effettivi, più un prologo e un epilogo), il testo si occupa prima dei risultati scientifici che raccontano gli imprevedibili sentieri seguiti dall'evoluzione (per selezione naturale, ma non solo) da quando comparvero le prime forme di vita: creature in gran parte ora scomparse, spesso dall'aspetto bizzarro, come quelle che costituivano la fauna del Precambriano e che sono state al centro di lunghi dibattiti relativi all'interpretazione delle loro tracce fossili. Se in origine, ai primi del Novecento, vi fu una forzatura paleontologica e la fauna precambriana venne stipata dagli studiosi insieme alle forme attuali, con le buone o con le cattive, a partire dagli anni settanta si ebbe una clamorosa reinterpretazione, mirabilmente descritta da Stephen Jay Gould nel libro La vita meravigliosa: la vita nel Precambriano (cioè, oltre 600 milioni di anni fa) era incredibilmente diversa, e gli oceani popolati di creature strane con morfologie oggi impensabili e assolutamente slegate dagli attuali animali. Tuttavia, avverte Pievani, il pendolo paleontologico continua a oscillare, e oggi prevale l'idea che i fossili precambriani siano i resti di animali imparentati (seppure lontanamente) con la fauna odierna.

Al di là della letteratura scientifica citata, aggiornata e ben spiegata, l'aspetto più interessante dell'analisi di Pievani è legato proprio all'interpretazione: la paleontologia, e con essa altre importanti parti della biologia evolutiva, è una disciplina che dice molto sul paleontologo che studia i fossili, riflettendone pregiudizi e visioni filosofiche, e questo è tanto più vero quanto più ci si avvicina all'oggetto più «scottante», la nostra specie. Proprio da un malinteso senso di progresso necessario nascono alcuni dei più grandi equivoci relativi all'evoluzione, da troppi idealizzata in un processo di graduale e automatica crescita di complessità che si corona nel suo prodotto migliore, Homo sapiens (e molto spesso bianco, possibilmente nord-europeo). La demolizione di questo finalismo è l'argomento principale della seconda parte del testo, dove si dipana una lunga e interessante discussione epistemologica sul significato di questi risultati e sul senso generale della teoria darwiniana.

L'approdo finale è quello, ormai noto e già analizzato nei precedenti lavori di Pievani, di un naturalismo critico basato su una filosofia della contingenza: una lettura del mondo strettamente materiale, senza concessioni a teleologie e spiritualismi di sorta, ma capace di andare oltre i limiti di un biologismo eccessivo che non sembra disposto a riconoscere la novità del pensiero simbolico umano. Ma, soprattutto, l'argomentazione di Pievani non ammette alcun tipo di teleologia, né alcun possibile compromesso con disegni intelligenti e le varie guise del creazionismo così attivamente propagandato da diverse religioni.

Il risultato è appunto un universo che non ci aveva previsto, che non puntava certo allo sviluppo del bipede implume che siamo, e che proprio nella sua evoluzione imprevedibile trova la ragione di libertà e responsabilità delle nostre azioni: quello che facciamo sia come specie sia come individui non è preordinato da un demiurgo, creatore o progettista, e avrà conseguenze, nella micro e nella macroevoluzione. Sull'idea darwiniana si fonda così un'etica della contingenza, affascinante quanto la storia stessa della vita sulla Terra.
di Mauro Capocci

Commento personale:
E' un nuovo genere per me. Non mi è dispiaciuto affatto leggerlo e sono venuto a conoscenza, grazie a questo libro, di moltissimi fatti troppo interessanti per essere ignorati. Ho apprezzato sia la parte trattante l'evoluzione, sia quella inerente all'ateismo. L'autore non espone sono prove scientifiche della non esistenza di Dio, ma anche una possibile confutazione di quello che sta dicendo. In questo modo non è stato Superpartes, anche se, dopotutto, la sua posizione a riguardo è ben chiara fin dall'inizio.

Impressioni positive:
  • Bellissima copertina (la presenza dei 3 dadi NON è un caso)
  • La spiegazione dell'evoluzione non è noiosa
  • L'autore espone sia il punto di vista scientifico - dell'inesistenza di Dio- sia quello teologico
  • Aforismi spesso profondi
  • Alcune spiegazioni sono differenti da quelle esposte dai fisici (es. Contingenza, Principio antropico)
Impressioni negative:
  • Sono richieste un minimo di conoscenze sulla teoria dell'evoluzione
  • Qualche concetto filosofico l'ho trovato ostico
E' stato molto impegnativo assegnare un giudizio in decimi a questo libro. Ma, nonostante tutto..

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