domenica 30 ottobre 2011

Il “dinosauro” del Sistema solare

I risultati dello studio sull’asteroide Lutetia condotti grazie allo strumento VIRTIS, ideato all’INAF e realizzato con un finanziamento dell’ASI, mostrano come questo sia uno degli oggetti celesti più antichi del Sistema solare. VIRTIS ha permesso inoltre di ricostruire la mappa della temperatura superficiale dell’asteroide, che oscilla tra -210 e -28 gradi centigradi, e analizzare la composizione della sua superficie, che risulta essere molto simile a quella di meteoriti primitive.

Nel doppio pannello è mostrata l’immagine dell’asteroide Lutetia osservato dallo strumento VIRTIS, lo spettrometro ad immagine della sonda Rosetta. Nel pannello di sinistra è mostrata la superficie di Lutetia al massimo avvicinamento come la vedremmo se i nostri occhi fossero sensibili alla radiazione infrarossa. La croce rossa rappresenta la posizione del polo nord. Nel pannello di destra, dalla misura della radiazione emessa dall’asteroide è stata ricavata la mappa di temperatura sulla superficie dell'asteroide, che raggiunge un massimo di circa 245 gradi Kelvin, ovvero -28 gradi centigradi
È un corpo celeste complesso dal punto di vista geologico ed estremamente antico, tanto quanto il nostro Sistema solare. Così si mostra l’asteroide Lutetia agli strumenti della sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea, attivati in occasione del suo passaggio ravvicinato – solo 3170 km – avvenuto il 10 luglio del 2010, nel pieno della sua corsa verso la cometa Churyumov-Gerasimenko, che incontrerà fra tre anni.

In particolare lo spettrometro VIRTIS (Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer), ideato dall’INAF e realizzato dalla Galileo Avionica grazie a un finanziamento dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha raccolto informazioni molto accurate sulle caratteristiche della superficie di questo corpo celeste. I risultati di queste osservazioni sono pubblicati in uno dei tre articoli pubblicati sul numero odierno di Science e il cui primo autore è Angioletta Coradini, ricercatrice INAF e planetologa di fama internazionale recentemente scomparsa. “I dati provenienti da VIRTIS dimostrano come la superficie di Lutetia sia estremamente uniforme dal punto di vista della sua composizione e abbia mantenuto le caratteristiche di una crosta primordiale, ovvero formata da materiali assimilabili a meteoriti primitive, come condriti carbonacee ed enstatitiche” diceFabrizio Capaccioni, dell’INAF-IFSI di Roma, coautore dell’articolo e Principal Investigator di VIRTIS. Questa osservazione, combinata con le informazioni sull’età, permette di ipotizzare che Lutetia sia un planetesimo – ovvero uno dei corpi che si formarono nel sistema solare primordiale e da cui i pianeti hanno avuto origine – fossile che ha attraversato indenne la storia del Sistema solare. Inoltre, i risultati di VIRTIS smentiscono precedenti osservazioni che indicavano sulla superficie di Lutetia la presenza di minerali idrati, prodotti da alterazioni di rocce basaltiche dovute ad interazioni con l’acqua.

VIRTIS ha anche permesso di determinare la temperatura superficiale di Lutetia, che oscilla tra -210 e -28 gradi centigradi. Ma non solo. L’analisi dei dati raccolti dallo strumento ha rivelato che l’asteroide possiede una superficie ricoperta da uno strato di polvere molto fine ed omogeneo, con particelle delle dimensioni comprese tra 50 e 100 micron (milionesimi di metro), molto simile per struttura a quella che ricopre la Luna, la cosiddetta regolite. “È molto strano che un corpo celeste delle dimensioni di Lutetia abbia una superficie così omogenea come quella mostrata dalle osservazioni di Rosetta” sottolinea Capaccioni. “Ciò, insieme con la sua elevata densità, fa supporre che se nel passato sono effettivamente avvenuti processi di stratificazione nella struttura dell’asteroide, essi hanno avuto luogo solo al suo interno, senza influenzare i materiali superficiali che hanno invece mantenuto proprietà tipiche di una crosta primordiale di tipo condritico”.

di Marco Galliani

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