Un simpaticissimo Geco verde |
L’adesività ‘a secco’ dei polpastrelli del geco non è infatti dovuta a particolari sostanze, ma ai milioni di microscopici peli che li ricoprono, ognuno dei quali a sua volta presenta una struttura gerarchica ramificata di sottofibre multiple, che a loro volta si ramificano in centinaia di nanofibre dal diametro compreso fra 100 e 200 nanometri. Queste diventano più flessibili e adattabili alla conformazione delle superfici a mano a mano che si assottigliano. Il risultato di tale nanostruttura è un’elevatissima area superficiale, che assicura una presa tenace al geco.
Il gruppo di lavoro è riuscito a ricreare la superficie nanofilamentosa utilizzando una sorta di stampo in lamina di alluminio nel quale era stata riprodotta una fitta ramificazione di nanopori, grazie a una tecnica di anodizzazione. Lo stampo è stato quindi utilizzato per riprodurre la nanostruttura di filamenti in fogli di policarbonato, grazie a una tecnica dinanostampa relativamente semplice ed economica, prospettando ampie possibilità per la fabbricazione a bassi costi industriali di nanomateriali appiccicosi ispirati al geco e alla sua nanoadesività.
Nanofilamenti grazie ai quali le dita dei gechi fanno presa sui muri |
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