domenica 27 novembre 2011

Nanoparticelle e Nanomedicina

Dalla frase del fisico Richard Feynman, ‘C’è molto spazio ancora là in fondo’, che nel ’59 infuse l’idea che si potesse comprendere molto dallo studio della materia su scala molto ridotta, quale strada hanno fatto a oggi le Nanotecnologie? Diamo uno sguardo con Alberto Diaspro,Direttore del Dipartimento di Nanofisica dell’Istituto Italiano di Tecnologia, sunanoparticelle e nanomedicina.

Nanoparticelle d'oro
“Un aspetto interessante oggi è la progettazione e la realizzazione di nanoparticelle, da cui è possibile sviluppare una serie di applicazioni. A partire da un blocchetto di materiale, ad esempio oro o silicio, siamo in grado di produrre particelle di 2, 5 o 7 nanometri che posseggono proprietà peculiari dai molti impieghi. A seconda del materiale, possiamo pensare a 3 scenari interessanti nel settore salute: grazie al fatto di essere molto piccole, le nanoparticelle vengono inglobate nelle cellule che compongono organi e tessuti senza particolari stress, potendo così veicolare farmac iall’interno della cellula in modo particolarmente mirato. Grazie a riconoscitori di bersaglio di cui le nanoparticelle sono dotate, esse possono attaccarsi a zone specifiche dove rilasciano il farmaco con modalità diverse a seconda di come questo è stato caricato.
Le nanoparticelle in diagnostica possono anche essere utilizzate come sonda, sono piccole ma se illuminate, sottoposte a un campo magnetico o a una certa radiazione, tendono a farsi localizzare. Quindi se intorno alla nanoparticella metto un riconoscitore di cellule in stato degenerativo, tumorali ad esempio, posso localizzarle con precisione estrema rilevando il segnale dalla nanoparticella stessa.
Infine posso anche utilizzarle per avviare nuovi processi terapici, usandole come agente terapeutico ad azione diretta: legate alla zona tumorale, posso innescare una reazione sfruttando la risposta alla radiazione o agli altri metodi scelti per interagire con le nanoparticelle. Se si tratta di microonde, ad esempio, le nanoparticelle rispondono scaldandosi moltissimo e distruggendo la zona tumorale intorno”.

Servono allora però non solo i metodi per produrre le nanoparticelle, ma anche le metodologie per osservarne il percorso nel corpo umano, per seguirle, localizzarle e comprendere tutti i loro effetti. 
“E’ una conoscenza che mette a disposizione della società strumenti estremamente potenti, e d’altra parte da moltissimi anni inglobiamo nanoparticelle, contenute nel pulviscolo atmosferico o nei cosmetici, o aggiunte agli yogurt per farne diventare più bianco il colore. E’ allora importante capire dove queste nanoparticelle vanno a depositarsi nell’organismo, se si accumulano, e accumulandosi che potenziale danno o invece quali benefici possono produrre, e molto si lavora alla standardizzazione nella generazione e classificazione delle nanoparticelle, un lavoro impegnativo in quanto ne nascono di nuove ogni giorno”.

Fonte 

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