Le osservazioni mostrano che la materia oscura è distribuita, nell'Universo, come una rete d’immense regioni dense (più chiare) e vuote (più scure). |
Per vedere quel che non si vede ci vuole ingegno e molta pazienza. Ed è proprio con un lavoro certosino che un team internazionale di astrofisici, guidati da Catherine Heymans dell’Università di Edinburgo e Ludovic Van Waerbeke dell’Università della British Columbia, hanno ottenuto una mappa della distribuzione della materia oscura su una porzione di cielo grande come mai era stato possibile in precedenza. Per realizzare il loro lavoro, presentato oggi al 219° meeting della American Astronomical Society, gli scienziati hanno analizzato le immagini di circa dieci milioni di galassie in quattro differenti regioni di cielo, raccolte dal Canada-France-Hawaii Telescope in un arco di tempo di cinque anni.
Le galassie analizzate si trovano tipicamente a una distanza dalla Terra di circa 6 miliardi di anni luce, quindi la loro luce è stata emessa 6 miliardi di anni fa – quando l’Universo aveva approssimativamente la metà della sua età attuale – per arrivare a essere rilevata dai nostri telescopi dopo un lunghissimo viaggio. Viaggio durante il quale è accaduto qualcosa, alla luce di quelle galassie, che ha catturato l’interesse dei ricercatori: è stata deviata dalla gravità, in particolare dalla gravità dei grossi ammassi di materia oscura che ha incontrato nel suo percorso verso la Terra. Attraverso questo fenomeno, noto come lente gravitazionale, il gruppo di astrofisici ha potuto calcolare dove e in che misura fosse collocata la materia oscura. La mappa che ne risulta rivela una intricata ragnatela cosmica di materia oscura e galassie che si estendono in tutte le direzioni per oltre un miliardo di anni luce: un colpo d’occhio sull’Universo invisibile che finora era stato possibile solo attraverso simulazioni al computer.
“E’ veramente affascinante potere ‘vedere’ la materia oscura usando la distorsione spazio-temporale”, dice Van Waerbeke. “Ci fornisce un accesso privilegiato a quella massa misteriosa presente nell’Universo che non può essere osservata altrimenti. Conoscere come la materia oscura sia distribuita è solo il primo passo verso la comprensione della sua natura e di come possa essere ricompresa nelle nostre attuali conoscenze fisiche”.
I risultati raggiunti sono stati possibili grazie a miglioramenti delle tecniche di analisi. Miglioramenti che si stanno applicando per elaborare i dati che iniziano ad arrivare dal VST (VLT Survey Telescope), un telescopio in gran parte italiano recentemente collocato in Cile. L’ambizione dei ricercatori è di mappare, nel corso dei prossimi tre anni, una zona del cielo 10 volte più grande: un altro passo intermedio verso l’obbiettivo finale di svelare il lato oscuro dell’Universo.
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