lunedì 2 gennaio 2012

La nevroglia che invoglia

Sempre più studi sembrano confutare la visione classica della glia come "collante" e isolante dei tessuti neuronali: una nuova modellizzazione al computer rivela che svolge un'importante funzione di regolazione delle sinapsi, con significative ricadute per i processi di apprendimento e di memoria.


Le cellule gliali continuano a sorprendere i neuroscienziati per le inaspettate funzioni che rivelano: un nuovo studio condotto presso l'Università di Tel Aviv (TAU) dimostra che hanno un ruolo cruciale per la plasticità cerebrale, a sua volta fondamentale per tutte le funzioni di adattamento, apprendimento e per la memoria.

Fino a pochi anni fa, si riteneva che queste cellule costituissero solo una matrice di sostegno e di isolamento dei neuroni: il loro stesso nome deriva dal termine greco per “colla”. Le cose stanno in modo ben diverso, secondo Maurizio De Pittà della Schools of Physics and Astronomy and Electrical Engineering della TAU, primo autore dell'articolo di resoconto apparso sulla rivista online “PLoS Computational Biology”: “Le cellule della glia – ha spiegato – hanno una funzione di supervisione sul cervello: regolando le sinapsi; esse controllano infatti il trasferimento di informazioni tra neuroni, influenzando l'elaborazione delle informazioni e l'apprendimento”.

Basandosi su dati ottenuti in precedenti studi, De Pittà, insieme al collega Eshel Ben-Jacob e con la collaborazione di Vladislav Volman, del Salk Institute dell'Università della California a San Diego, e Hugues Berry, dell'Università di Lione, ha sviluppato il primo modello computazionale dell'influenza che le cellule della glia hanno sul trasferimento delle informazioni attraverso le sinapsi.

Cellule gliali di cervelletto osservate mediante microscopia elettronica confocale
Il quadro che ne emerge prevede che i messaggi abbiano origine nei neuroni, che poi, come già ben noto, usano le sinapsi per comunicarli ad altri neuroni. Sarebbe però la glia a svolgere il ruolo di moderatore generale, in grado di regolare quali messaggi debbano essere effettivamente inviati e quando, fungendo a seconda delle necessità orada stimolatore del trasferimento di informazioni ora da inibitore, se le sinapsi tendono a diventando iperattive.

I risultati dello studio potrebbero avere importanti implicazioni per un'ampia gamma di disturbi e di patologie, sottolineano gli autori. Quasi tutte le malattie degenerative riguardano anche la glia: nel caso dell'epilessia, per esempio, l'iperattività dei neuroni in una zona del cervello si propaga anche in altre parti, sopraffacendo l'attività normale. Ciò può succedere quando le cellule gliali non riescono a regolare l'attività sinaptica. Per contro, quando l'attività cerebrale è bassa, le cellule della glia stimolano la trasmissione di informazioni, mantenendo attiva la connessione tra neuroni.

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