sabato 15 settembre 2012

Pianeta Terra: collasso imminente e irreversibile

Usando teorie scientifiche, modellini di ecosistemi e prove paleontologiche come una palla di cristallo, 21 scienziati predicono che siamo su una rotta di collisione con Madre Natura peggiore di quanto pensiamo.


Nell’articolo “Approaching a state-shift in Earth’s biosphere” ( Approccio ad un cambiamento di stato nella biosfera terrestre) apparso su “Nature”, gli autori, dotati di competenze multi-disciplinarie, suggeriscono che gli ecosistemi del nostro pianeta stiano procedendo verso un imminente collasso irreversibile.
La perdita continua di biodiversità sulla Terra, l’aumento delle estreme escursioni termiche del clima, l’interconnessione tra gli ecosistemi e il radicale cambiamento nel bilancio energetico totale sono precursori del raggiungimento di una situazione planetaria al limite di sopportazione o al punto di non ritorno.
Nel momento in cui questo accadrà, e gli autori prevedono che possa succedere questo secolo, gli ecosistemi terrestri, così come li conosciamo, potrebbero collassare irreversibilmente in un proverbiale, battito di ciglio.
“L’ultimo punto di non ritorno nella storia della Terra è avvenuto circa 12.000 anni fa, quando il pianeta passò dall’era glaciale, che durava da 100.000 anni, all’attuale periodo interglaciale. Una volta raggiunto tale punto, i più estremi cambiamenti biologici che hanno portato all’attuale stato, sono avvenuti in meno di 1000 anni. È come passare da bambino a adulto in meno di un anno“ spiega il professore universitario della Simon Fraser University, Arne Mooers, uno degli autori di questo articolo.
“Fondamentalmenteil pianeta sta cambiando anche più velocemente oggi.”

Egli sottolinea che “Le probabilità che il prossimo cambiamento delle condizioni globali siano estremamente distruttive per la nostra civiltà sono molto alte.. Teniamo presente che siamo passati dall’essere cacciatori-raccoglitori ad astronauti durante uno dei periodi più stabili e favorevoli di tutta la storia del pianeta Terra.
Una volta arrivati alla soglia di un cambiamento indotto delle condizioni globali, non si potrà più tornare indietro.
Quindi, se la condizione di un sistema si modifica perchè è stata aggiunta molta energia, anche se questa nuova energia venisse sottratta, esso non tornerebbe più come prima.
Il pianeta non ha memoria del contesto precedente.”
Queste stime sono in contraddizione con la convinzione popolare secondo la quale la misura in cui la pressione antropica, quali il cambiamento climatico, stia distruggendo il nostro pianeta, sia ancora discutibile e qualunque sia il collasso sarebbe graduale e a secoli di distanza da oggi.Questo studio conclude che non dovremmo superare il limite del 50% di trasformazione della superficie terrestre, o non saremo in grado di ritardare, per non dire evitare, un collasso planetario.
Abbiamo già raggiunto il 43% nella nostra conversione di paesaggi naturali in aree agricole o urbane, rendendo la Terra sempre più suscettibile ad un’epidemia ambientale.
“In poche parole, gli esseri umani non hanno fatto nulla di veramente importante per scongiurare il peggio, perché le strutture sociali per fare qualcosa, semplicemente non esistono” spiega Mooers.
“I miei colleghi che studiano i cambiamenti climatici indotti nel corso della storia della Terra sono più che preoccupati. Di fatto alcuni sono terrorizzati.”
Informativa sul contesto: Studio prevede collasso planetario imminente.
Gli autori di questo studio, provenienti da Cile, Canada, Finlandia, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti, si sono inizialmente incontrati all’Università Berkeley della California, nel 2010, per tenere un dibattito trans-disciplinare.
Essi hanno riesaminato decine di contesti teorici e concettuali in varie discipline biologiche alla ricerca di nuove strade per far fronte ai cambiamenti storicamente senza precedenti che stanno avvenendo sulla Terra.
In questo processo hanno scoperto che:
Le pressioni umane generate, note come meccanismi di forzatura su scala globale, stanno modificando l'atmosfera terrestre, gli oceani e il clima così rapidamente da costringere gli ecosistemi e la biodiversità al raggiungimento di una soglia critica della nostra vita.
“I meccanismi di forzatura su scala globale attuali includono tassi inediti, una vasta crescita della popolazione umana connessa al consumo di risorse, la trasformazione e disgregazione degli habitat, produzione e consumo di energia e cambiamento climatico ", dice lo studio.
L'attività dell'uomo stimola meccanismi di forzatura su scala globale più che mai.
Di conseguenza, il tasso di cambiamento climatico che stiamo vedendo adesso supera il tasso verificatosi durante l'estremo cambiamento dello stato del pianeta Terra, che ha portato la Terra dall’era glaciale ad una interglaciale 12.000 anni fa.
Bisogna tornare indietro fino alla fine del cataclisma provocato dall'impatto con la stella cadente, che ha concluso l'era dei dinosauri, per trovare un precedente.
L'esponenziale aumento dell'estinzione di specie sulla Terra, la prevalenza delle forme di vita in precedenza rare e la presenza di variazioni climatiche estreme equivalgono a passaggi critici che hanno coinciso con l'ultima più grande transizione planetaria.
Quando questo tipo di perturbazioni si riflettono nei modelli ecosistemici, essi incrinano questi sistemi in modo rapido e irreversibile.
Gli autori raccomandano che i governi si impegnino in cinque azioni immediatamente, se vogliamo avere qualche speranza di ritardare o ridurre al minimo un cambiamento planetario. Arne Mooers, professoressa di biodiversità alla SFU e co-autrice dello studio, sintetizza nel modo seguente.
"La società a livello globale deve decidere collettivamente che sulla necessità di ridurre drasticamente la popolazione e in modo molto rapido. Molti di noi hanno bisogno di trasferirsi in aree ottimali a maggiore densità e lasciare che parti del pianeta si ristabiliscano. Dobbiamo sforzarci ad essere materialmente più poveri, almeno nel breve termine.
Abbiamo anche bisogno di investire molto di più nella creazione di tecnologie per produrre e distribuire cibo senza consumare più terreni e specie selvatiche. Si tratta di un ordine perentorio "

Rif:. Anthony D. Barnosky et al, "Approccio ad un cambiamento di stato nella biosfera terrestre" - Natura, 2012, DOI:. 10.1038/nature11018

Traduzione di Claudio Galbiati, Daniel Iversen, Vincenzo Barbato e Giovanna Marino

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