sabato 8 giugno 2013

Esperienze appiattite

Mass media, Massive Multiplayer Online Role Playing Game, radio, scuola. Quando penso ai possibili effetti di queste tematiche mi sento piuttosto perplesso.

In questo periodo mi sto interrogando sugli effetti degli strumenti di massa, facendo anche un esperimento che probabilmente è stato influenzato dalle mie convinzioni.

L'ho nominato Industria Culturale. Il nome l'ho preso da una teoria di comunicazione di massa del secolo scorso. L'esperimento consiste nell'ascoltare musica passivamente, ossia quella che spacciano nelle radio, nelle televisioni. Tutto questo senza andarla a cercarla volontariamente su siti come youtube, soundcloud, jamendo. In breve, il test potrebbe essere riassunto con queste parole: per un breve periodo, sarà la musica che verrà da noi e non noi verso la musica. Come é facile immaginare, io preferisco ricercare attivamente la musica che mi soddisfa.
Ed ora veniamo ai risultati di Industria Culturale, esperimento condotto per un totale di quattordici giorni. Ri-sottolineo che le conclusioni potrebbero essere infettate dalle mie convinzioni.
Sul profilo dei bisogni soddisfatti, musica passiva e musica attiva sono piuttosto simili. L'aspetto negativo ha origine sulle strategie che adotta la musica passiva per soddisfare bisogni come bellezza, armonia. Il bisogno di bellezza nella musica passiva viene soddisfatto con donne strumentalizzate, il bisogno di armonia con suoni piuttosto ripetitivi.
Nella musica passiva l'individuo, probabilmente, pensa di essere soddisfatto dalla musica. Personalmente sono convinto del contrario: all'individuo piace il video. Anche a me fanno divertire i video di Psy, però il testo non lo apprezzo per nulla. Al massimo riesco ad apprezzare il suono del testo.
Noto che la maggior parte delle canzoni commerciali puntano più sul video che sul testo. Questo probabilmente succede perché chi compone i video sa benissimo che le immagini si ricordano più facilmente delle parole.

Quali potrebbero essere gli effetti a lungo termine della musica passiva? É difficile dirlo, perché sono dell'idea che tutto andrebbe contestualizzato e un singolo fenomeno non può essere la cause di diverse conseguenze. Sarebbe come dire che le piante per vivere hanno bisogno di acqua. Invece sappiamo che serve acqua, nutrimenti, aria e sole.
Ecco la possibile controindicazione: omologazione culturale. Esso sfocia dal fenomeno che porta a copiare qualcuno. Provate ad osservare quante paia di scarpe uguali trovate ogni giorno. Se frequentate posti come scuole, stazioni, pullman, rimarrete piuttosto sorpresi. Stessa cosa se osserverete il vestiario in generale, articoli tecnologici, convinzioni. Sembra che la scelta e la personalizzazione abbiano ceduto il posto alla standardizzazione.
Soprattutto nei videgiochi online, dove noto che si ha l'illusione della personalizzazione. Se dieci mila persone posso modificare il colore dell'armatura del proprio personaggio scegliendo fra cinque colori disponibili, si tratta di scelta? Secondo me le scelte si creano, più che essere selezionate. Preferisco tralasciare un ragionamento filosofico sulla scelta.
Una delle origini dell'omologazione culturale può essere la scuola, dove i programmi sono statici e, purtroppo, anche piuttosto obsoleti nelle modalità d'esecuzione che nei contenuti.


Con questo articolo ho voluto analizzare le tematiche citate all'inizio in modo breve e forse anche un po' limitato. Ho cercato di soffermarmi sul problema. La soluzione che risolverebbe la questione all'origine può essere trovata nel libro si Marshall Rosenberg "Educazione che arricchisce la vita".

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