giovedì 4 agosto 2011

I primi Test della teoria del Multiuniverso

La teoria del Multiverso è una delle più famose teorie a livello di immaginario collettivo. Immaginate che il nostro Universo sia solo una piccola bolla che galleggia in un enorme mare di universi (come le bollicine nell'acqua), ognuno contenuto e separato come una bolla di spaziotempo ad una più alta dimensione.


E' un'idea piuttosto stupefacente. Tuttavia, questa teoria è anche famosa per essere una delle più criticate della cosmologia. Perché? Beh, tanto per iniziare, l'idea è incredibilmente difficile, se non proprio impossibile da mettere alla prova sperimentalmente. O almeno lo è sempre stata. Ora, un team di scienziati canadesi e britannici pensano di aver trovato un nuovo modo per farlo.

I tentativi storici per provare la teoria del multiverso si sono basati sull'esame della radiazione della CMB (Cosmic Background Radiation) cioè la Radiazione Cosmica di Fondo, la luce rimasta dopo il Big Bang, che il satellite della NASA, Wilikinson Microwave Anisotropy Probe, o WMAP, ha mappato con incredibile precisione. La CMB ha già permesso agli astronomi di mappare la rete delle strutture a grande scala presenti nell'universo di oggi, partendo da piccole fluttuazioni rilevate nella mappa del WMAP. In un modo simile, alcuni cosmologi sperano di riuscire a sondare i dati riguardo alla CMB alla ricerca di pattern a disco, che sarebbero prova di collisioni con altre bolle, cioè altri universi.


Mappa del cielo ottenuta dal WMAP dopo 7 anni di indagini. 
Adesso, un gruppo di fisici della University College London, dell'Imperial College London e del Perimeter Institute for Theoretical Phsysics, hanno progettato un algoritmo per computer che riesce ad esaminare i dati WMAP per cercare proprio queste particolarissime impronte. Dopo aver determinato come sarebbero fatti i segni nei dati WMAP con o senza lo scenario di una collisione, il team userà l'algoritmo per determinare quale dei due scenari corrisponde maggiormente ai dati osservati. Una volta che arriveranno i risultati, l'algoritmo eseguirà delle analisi statistiche per assicurarsi che qualsiasi impronta rilevata è dovuto a collisioni vere con altri universi e non dal caso. Come bonus finale, l'algoritmo metterà anche un limite superiore al numero di impronte di collisioni che gli astronomi hanno possibilità di trovare.

Anche se questo metodo potrebbe sembrare facile da applicare, i ricercatori hanno sottolineato le grandi difficoltà che dovranno affrontare. La Dr. Hiranya Peiris l'ha spiegata così: "E' un problema molto difficile, statisticamente e informaticamente, riuscire a cercare tutti i possibili segni delle impronte di collisioni, in ogni possibile angolo del cielo." Ma ha anche aggiunto che "è questo che ha scatenato la mia curiosità."

I risultati di questo progetto non sono ancora abbastanza conclusivi da determinare se viviamo o meno in un multiverso; tuttavia, gli scienziati rimangono ottimisti riguardo al rigore del loro metodo. Il team spera di continuare la ricerca anche con i nuovissimi dati ancora più dettagliati che vengono ottenuti dalla sonda europea, Planck, che ha iniziato la sua quinta indagine di tutto il cielo, il 29 Luglio. La ricerca è stata pubblicata in "Physical Review Letters and Physical Review D.

Fonte: Link2Universe da
http://www.ucl.ac.uk/news/news-articles/1108/110802-first-test-of-multiverse

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