giovedì 22 dicembre 2011

Le capacità cognitive ringiovaniscono le popolazioni

La valutazione delle capacità cognitive è un nuovo indicatore per definire il grado reale di invecchiamento della popolazione - e quindi il suo impatto economico - che porta a un "ringiovanimento" demografico dei paesi dove gli standard di istruzione, alimentazione e assistenza sanitaria sono generalmente più elevati rispetto a paesi dove l'età anagrafica media della popolazione è meno alta. Questo ringiovanimento, più marcato per Stati Uniti ed Europa settentrionale, non sembra però interessare Italia, Spagna e Grecia.

La popolazione mondiale sta invecchiando, un fenomeno che è fonte di preoccupazione poiché si presume che l'invecchiamento implichi necessariamente un maggior costo sociale in termini di assistenza agli anziani, malattie legate all'età, oltre che di ridotta capacità di contribuire alla società. Ma questo, come dimostra una recente ricerca, non è sempre vero, poiché dipende dalle capacità cognitive conservate, e di conseguenza dal grado di produttività individuale.

La valutazione del costo economico dell'invecchiamento e la possibilità di confronti fra le diverse nazioni dipende dalla disponibilità di indicatori validi e comparabili. Attualmente vengono utilizzati indicatori come l’età media o l’indice di dipendenza correlata all’età. Sulla base di queste misure, paesi sviluppati come Italia, Giappone Germania e Stati Uniti hanno popolazioni molto più anziane di India, Cina o Messico. Tuttavia, il fatto che questi indicatori si basino esclusivamente sulle distribuzioni delle fasce di età ne limita l'utilità per trarre conclusioni sulle conseguenze e sulle possibili risposte all'invecchiamento della popolazione.

Approcci alternativi a questi più “classici” mettono a confronto il grado di invecchiamento facendo riferimento alla salute soggettiva, all'aspettativa di vita e alla partecipazione alle attività economiche, ma in questo caso la classifica di invecchiamento delle popolazioni varia sulla base di come vengono definiti gli indicatori, che appaiono influenzati sia dalle tradizioni culturali delle diverse nazioni, sia dalle interpretazioni del livello di salute e disabilità, sia dalle fluttuazioni del ciclo economico.

Ora un gruppo di ricercatori dell’Università di Vienna ha proposto – nel quadro delle attività del World Poipulation Program dell’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) – un nuovo indicatore che dovrebbe porre rimedio a questi inconvenienti. Come illustrato ìn un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”, si tratta di un indicatore basato sulla variazione delle funzioni cognitive in rapporto all’età.
I livelli di capacità cognitiva – osservano i ricercatori - sono anche buoni indicatori di produttività individuale e questo ha rilevanza diretta sulle attività economiche e commerciali all'interno di un paese.

"Crediamo che la funzione cognitiva sia in grado di fornire una nuova misura che permette un confronto tra diversi paesi: queste informazioni possono essere utili per definire interventi tempestivi sui sistemi sanitari e quindi, in ultima analisi, per ridurre il peso dell’invecchiamento", ha osservato Vegard Skirbekk, primo autore dello studio.

Il nuovo indicatore standardizzato di capacità cognitiva si rivela migliore nei paesi dove gli standard di istruzione, nutrizione e sanitari sono generalmente più alti: "Per esempio, nel Nord Europa o negli Stati Uniti, dove c'è una popolazione di età superiore ai 65 anni relativamente ampia, abbiamo riscontrato che la funzione cognitiva per questa fascia d'età è più elevata rispetto a Messico, India e Cina. In generale, anche se Europa e Stati Uniti possono avere una popolazione in cui la percentuale di anziani è più cospicua, questi sono in media funzionalmente più giovani."

Secondo gli autori la differenza delle funzioni cognitive può essere spiegata dal fatto che gli anziani in alcune regioni del mondo hanno goduto - a partire dall’infanzia e fino a tutta l’età adulta - di migliori condizioni di vita, comprese l'alimentazione, la durata e la qualità delle scuole, l'esposizione a malattie, la possibilità di dedicarsi ad attività fisica e ai rapporti sociali.

Fra i paesi presi in considerazione nella ricerca, risulta che quelli che più “ringiovaniscono” sulla base di questo indicatore sono gli Stati Uniti e alcune nazioni dell’Europa settentrionale (Danimarca, Gran Bretagna, Irlanda e Svezia), mentre quelli dell’Europa continentale, pur restando fra i più vecchi, accorciano il distacco da India, Messico e Cina. L’Europa mediterranea (Italia, Spagna e Grecia) non modificano invece la loro posizione.

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